Trivelle SI o trivelle NO? Domenica prossima l’Italia al voto tra politica divisa e poca informazione. E a Nuoro?

Sonia

Trivelle SI o trivelle NO? Domenica prossima l’Italia al voto tra politica divisa e poca informazione. E a Nuoro?

giovedì 14 Aprile 2016 - 14:00
Trivelle SI o trivelle NO? Domenica prossima l’Italia al voto tra politica divisa e poca informazione. E a Nuoro?

Come si vota; le ragioni del SI e quelle del NO

COME SI VOTA: Domenica prossima 17 aprile (si vota solo domenica), dalle 7 alle 23, si apriranno le urne per il referendum abrogativo sulla durata delle trivellazioni in mare. Il quesito riportato sulla scheda chiede: “Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale?”

IL QUORUM: Affinché la proposta sia approvata occorre che vada a votare almeno il 50% più uno degli aventi diritto al voto (che sono complessivamente 46.887.562 ai quali vanno aggiunti 3.898.778 italiani residenti all’estero o temporaneamente all’estero, come ad es. studenti Erasmus) e che la maggioranza dei votanti si esprima con un Sì.

LA POLITICA DIVISA: A pochi giorni dal voto la politica continua a essere divisa: da una parte, il premier Matteo Renzi, molti ministri e la maggioranza del PD schierati a favore dell’astensione e, dall’altra, le opposizioni e la minoranza Dem che promuovono in modo trasversale il diritto-dovere di partecipare alle consultazioni, salvo poi essere divisi, a loro volta, tra favorevoli e contrari per quanto riguarda il merito del quesito referendario.

RENZI: non voto al referendum? Lo prevede Costituzione! Se vince il SI licenziati migliaia lavoratori e spreco petrolio «Questo non è un referendum sulle trivelle ma sullo spreco di energia. L’Italia è leader nelle energie rinnovabili ma non bastano. C’è bisogno di un po’ di petrolio e di un po’ di gas. NoI non diciamo “nuove perforazioni, nuove autorizzazioni» Questo è quanto sostiene il Presidente del Consiglio spiegando che «chi è contro il SI può votare NO o, più efficacemente NON VOTARE, lo prevede la Costituzione. Chi voterà SI, voterà per bloccare le piattaforme che già ci sono e la conseguenza sarà non solo il licenziamento di undicimila persone ma anche il fatto che dovremo comprare petrolio e gas dai petrolieri arabi e russi – ha spiegato Renzi. Noi diciamo, tiriamo fuori il petrolio che c’è e poi chiudiamo».

PIGLIARU: Il presidente della Regione Sardegna andrà a votare e si esprimerà per il No. Lo ha precisato sottolineando che il suo «non è un appello. Siamo in una fase di transizione energetica e l’impegno che tutto il mondo ha preso è quello di ridurre le emissioni dei gas nocivi per il cambiamento climatico ma non ha deciso di farlo da un giorno all’altro. Ha deciso di farlo in un percorso di transizione energetica. La Sardegna si è impegnata a ridurre l’emissione dei gas nocivi del 50% entro il 2030, una sfida ambiziosa ma che non implica che da un giorno all’altro dobbiamo smettere di produrre energia con i combustibili fossili. Dobbiamo ridurne l’uso – ha chiarito il Presidente – ma dobbiamo farlo con tempi che consentano all’economia di adeguarsi. Sappiamo in che direzione e con che velocità andarci e mi pare che tenere aperti i pochi impianti che esistono oggi nel mare e consentire di andare avanti fino all’esaurimento dei giacimenti sia una scelta ragionevole».

E A NUORO?: A livello locale hanno preso una posizione netta per il SI il Movimento 5stelle, guidato da Tore Lai, che da settimane allestisce il proprio banchetto informativo al Corso Garibaldi. «Il Governo Renzi ha cercato di boicottare questo importante appuntamento referendario scrive il M5S anticipando la data delle consultazioni rispetto alle prossime elezioni amministrative, con il chiaro intento del mancato raggiungimento del quorum. Con l’anticipo delle consultazioni al 17 aprile, si riducono i tempi per poter informare i cittadini sullo scopo di tale referendum. Con questa scelta politica il governo Renzi ha causato anche uno spreco di denaro pubblico». «Questo referendum è anche l’occasione per gli italiani per smentire la strategia energetica del governo, fondata sul miraggio di estrarre le pochissime risorse fossili disponibili sotto i nostri fondali, arrestando intanto la crescita delle energie rinnovabili».

No Trivelle: banchetto 5Stelle per il referendum (foto S.Novellu)

Nuoro, il banchetto 5Stelle per il SI al referendum (foto S.Novellu)

Dello stesso avviso anche il Collettivo Comunista (marxista-leninista), secondo cui «Il governo Renzi e il PD stanno boicottando il referendum popolare sulle trivellazioni in mare favorendo gli interessi di ENI, Edison, Shell e degli altri monopoli del settore, gli stessi che spingono per le guerre di rapina in Libia, in Medio Oriente».

In contro tendenza rispetto alle scelte fatte dal partito a livello nazionale (chierato per il NO e per l’astensionismo) e regionale (dove si lascia libertà di scelta) il Partito Democratico della provincia di Nuoro si schiera per il SI. «Votando SI – dichiara Daniela Forma – sosteniamo che la durata di tali autorizzazioni debba essere certa e che vadano a cessare alla scadenza fissata al momento del rilascio delle concessioni». «La Regione Sardegna – ricorda la Forma – risulta tra le 10 Regioni promotrici dei Sei quesiti referendari che auspicavano l’abrogazione di alcune disposizioni in materia di autorizzazioni a progetti di ricerca ed estrazione di idrocarburi contenute nel “Decreto Sviluppo” e nello “Sblocca Italia”. Nel mese di Dicembre 2015, il Governo ha introdotto nella Legge di Stabilità del 2016 alcuni correttivi nelle materie oggetto dei quesiti referendari, comportando di fatto l’ammissibilità di uno solo dei quesiti originari».

WWF: «gli italiani hanno già scelto le rinnovabili e il superamento dell’economia fossile, e il 17 aprile sarà importante ribadirlo confermando il SI al futuro – afferma la responsabile Energia e clima del WWF Italia Mariagrazia Midulla. Non è il governo ma le aziende che operano sul mercato e i consumatori che stanno inducendo il cambiamento nel nostro Paese: dal governo, invece, sono venuti atti che vanno in senso contrario, a cominciare dalle barriere per le rinnovabili e l’autoconsumo. Siamo proprio noi ambientalisti a volere che la politica sia al passo con l’economia del futuro. Per questo chiediamo che il premier Renzi affronti la sfida della decarbonizzazione dell’economia». Secondo il WWF, poi, «ben 42 piattaforme (47,7%) delle 88 localizzate nella fascia off-limits delle 12 miglia non hanno mai passato la procedura di Valutazione di impatto ambientale. Su 69 concessioni, inoltre, a mare solo 18 (21%) pagano royalty del 7% sul valore del petrolio e del 10% sul gas estratto a mare; e infine l’età media delle piattaforme offshore entro le 12 miglia è di 35 anni e che ben il 48% delle piattaforme supera i 40 anni di attività, di queste 8 sono classificate come ‘non operanti’ e 31 (35%) sono classificate come ‘non eroganti».

LEGAMBIENTE fà il punto sugli intrecci tra petrolio e politica, parlando di «privilegi di un settore anacronistico e inquinante ma che continua a determinare la politica energetica del Paese tra concessioni a vita, sconti, royalties irrisorie e deducibili dalle tasse. Nel 2016 -osserva il vicepresidente dell’associazione Edoardo Zanchini  i privilegi di cui godono i petrolieri risultano del tutto insopportabili. Tanto più che le fonti rinnovabili, efficaci e competitive da un punto di vista economico, vengono frenate da assurde nuove barriere. La transazione verso l’energia pulita sarebbe il processo più sensato se il nostro ministero dello Sviluppo economico non fosse in realtà un ministero del Petrolio anni ’50». «Votando si – ha aggiunto Andrea Minutolo – si cancellerà l’ennesimo regalo alle compagnie petrolifere grazie all’approvazione della Legge di Stabilità 2016, che permette loro di estrarre petrolio e gas nei nostri mari entro le 12 miglia, senza alcun limite di tempo». «Andare a votare il 17 aprile – ha detto la presidente nazionale di Legambiente Rossella Muroni – non significa solo voler porre un limite alla durata delle concessioni di ricerca ed estrazione: vuol dire indicare quale futuro desideriamo per i cittadini e i territori di questo Paese; vuol dire spingere verso un futuro pulito, libero dalle pastoie dell’illegalità, dei rischi e dell’inquinamento che caratterizzano la filiera del petrolio. Per questo invitiamo tutti i cittadini ad andare a votare e a votare si. Affinché il nostro Paese prenda con decisione la strada che ci porterà fuori delle vecchie fonti fossili, innovi il nostro sistema produttivo, combatta con coerenza l’inquinamento e la febbre del pianeta, rispettando gli impegni che il Governo ha preso alla COP21 di Parigi a fine 2015».

GREENPEACEminacciati i tesori sotto il mare: Diversi gruppi di subacquei professionisti si sono immersi per Greenpeace in alcune tra le più belle località al largo delle coste italiane per documentare i tesori sommersi “minacciati dalle trivellazioni offshore”. Da Portofino all’Isola d’Elba, passando per Ventotene, Capri, Santa Maria di Leuca, fino alla Sicilia, l’associazione ambientalista ha così voluto dare voce alle creature che popolano i fondali marini, ritraendole con messaggi come “Più prezioso del petrolio” e “Salvami dalle trivelle”. Turchino, blu, azzurro, turchese, verde: questi «sono e devono restare i colori del nostro mare – dichiara il famoso apneista italiano Enzo Maiorca, testimonial d’eccezione insieme alla figlia Patrizia dell’iniziativa di Greenpeace – un mondo meraviglioso abitato da creature straordinarie e per lo più ancora sconosciute. Non possiamo permettere che tutto questo vada perduto per una manciata di barili di petrolio. Proteggiamo quella che è, ora e per sempre, la vera ricchezza di noi tutti. Votiamo Sì al referendum del 17 aprile e salviamo il mare». Gorgonie, stelle e cavallucci marini, pesci e spugne coloratissime sono stati ritratti da subacquei professionisti per far conoscere agli italiani le meravigliose creature che vivono sotto la superficie del mare e che rischiano di subire danni dalle estrazioni di gas e petrolio. «È ora di pensare a un diverso modello di sviluppo che tuteli il mare e investa sulle vere risorse del nostro Paese: il turismo, le energie rinnovabili, la bellezza dei nostri paesaggi”, ha affermato Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia. “Le nostre coste, la nostra storia, la vita sottomarina sono le vere risorse della nostra economia, non le trivelle. Il mare è di tutti noi, e per proteggerlo invitiamo tutti gli italiani a votare Sì al referendum del prossimo 17 aprile», ha concluso.

LA CHIESA SARDA: la salvaguardia del Creato è un impegno. Per la difesa dell’ambiente scendono in campo anche i Vescovi sardi, riuniti nella Conferenza episcopale dell’Isola, intervengono contro l’estensione sine die delle trivellazioni a mare per la ricerca ed estrazione di petrolio e gas. Pur non schierandosi per il Sì i vescovi spiegano che l’argomento deve essere «dibattuto e approfondito nelle comunità ecclesiali per favorirne una soluzione appropriata alla luce dell’enciclica Laudato sì di Papa Francesco. La salvaguardia del Creato, che comprende sempre anche la dimensione dell’ecologia umana e la promozione del lavoro per l’uomo, posto dal Creatore a custodire e coltivare la terra – osservano -, è un impegno e una responsabilità di tutti, cittadini e Istituzioni. Al tempo stesso, la ricerca tecnologica di energie rinnovabili e sempre meno inquinanti è una priorità non più procrastinabile». I vescovi ritengono, infatti, che il referendum tratti «di una questione particolarmente importante e delicata rispetto alla quale i cittadini tutti e i cattolici in particolare sono chiamati a prendere una posizione ragionata e documentata».

I COMITATI REFERENDARI: intanto nelle piazze, nelle ultime settimane si sono moltiplicati i Comitati referendari. Il discorso di fondo emerso dal dibattito proposto dai comitati sostiene che le concessioni illimitate ai petrolieri non difenderanno alcun posto di lavoro e sono la prova che gli interessi del governo non stanno ne dalla parte dei lavoratori ne dalla parte della salvaguardia ambientale. Sull’occupazione le stime ufficiali (fonte Isfol) su petrolio e gas in Italia parlano di 9 mila impiegati e 3 mila nelle piattaforme oggetto del referendum: un settore già in crisi da tempo. L’unico modo per garantire un futuro occupazionale duraturo è quello di investire in innovazione industriale e in una nuova politica energetica: le previsioni parlano di un settore delle rinnovabili in espansione che in Italia potrebbe generare almeno 100 mila posti di lavoro al 2030.

50 SCIENZIATI PER IL SI: Il Governo scelga transizione energetica, stop dipendenza fossili. Le stime ufficiali (fonte Isfol) sull’intero settore di estrazione di petrolio e gas in Italia parlano di 9mila impiegati in tutta Italia e 3mila nelle piattaforme oggetto del referendum – sostengono i firmatari. Un settore in crisi da tempo. Se vince il SI, le piattaforme non chiuderanno il 18 aprile, ma saranno ripristinate le scadenze delle concessioni rilasciate. Per le politiche volute dagli ultimi governi ed aggravate dal governo Renzi, nel 2015 si sono persi circa 4 mila posti nel solo settore dell’eolico e 10mila in tutto il comparto – prosegue l’appello.  L’attività delle piattaforme può rilasciare sostanze chimiche inquinanti e pericolose, come olii, greggio (nel caso di estrazione di petrolio), metalli pesanti o altre sostanze contaminanti (anche nel caso di estrazione di gas), con gravi conseguenze sull’ambiente circostante”, affermano gli scienziati firmatari. Infine, conclude l’appello, “invitare all’astensione in una consultazione democratica è sempre un atto di irresponsabilità civile e politica, che non può che aggravare la grande malattia delle democrazie contemporanee: l’astensione dilagante.

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