Delitto Monni: bocche cucite degli inquirenti sulle indagini. Nuovi dettagli sulla rissa di Cortes Apertas

Sonia

Delitto Monni: bocche cucite degli inquirenti sulle indagini. Nuovi dettagli sulla rissa di Cortes Apertas

venerdì 15 Maggio 2015 - 06:45
Delitto Monni: bocche cucite degli inquirenti sulle indagini. Nuovi dettagli sulla rissa di Cortes Apertas

La scena del delitto di Orune e nel riquadro un ritratto di Gianluca Monni

Uno scorcio di Orune e, nel riquadro, la vittima Gianluca Monni

Uno scorcio di Orune e, nel riquadro, la vittima Gianluca Monni

Nel frattempo, nessuna traccia di Stefano Masala

Sono giorni di fibrillazione per gli inquirenti che continuano a cercare prove utili per fare chiarezza e mettere la parola fine su autori, dinamica e possibili moventi dell’omicidio di Gianluca Monni, lo studente di Orune freddato una settimana esatta a oggi, con tre fucilate esplose a breve distanza mentre attendeva l’autobus per recarsi a scuola a Nuoro.

Per ora la pista più accreditata sembrerebbe essere quella che porta al vicino paese di Nule: il minorenne del paese in provincia di Sassari (del quale al momento non sono state rese note le generalità), indicato come presunto assassino di Gianluca, si sarebbe fatto accompagnare da Stefano Masala (il ventottenne scomparso nel nulla la sera prima del delitto) e da altri amici, quella fatidica mattina a Orune per compiere la propria vendetta. Una vendetta covata in segreto sin da quel fatidico 13 dicembre, giorno in cui avvenne la ormai famosa rissa, che sembra essere il motivo scatenante dell’omicidio.

Quel giorno di dicembre, a Orune c’erano le Cortes Apertas. Il minorenne nulese, sembra si trovasse all’interno di un locale insieme a un gruppo di amici e qui avrebbe rivolto pesanti apprezzamenti sulla ragazza di Gianluca. Sempre all’interno del bar pare sia scoppiata la prima colluttazione tra le due “fazioni”, Gianluca

con i propri amici e il minorenne nulese con il proprio gruppo. Poco dopo, la rissa si sarebbe portata all’esterno, dove il minorenne avrebbe puntato la pistola alla tempia dello studente il quale, dopo essere riuscito a disarmarlo lo avrebbe malmenato pesantemente.

Per il momento, comunque, questa rimane solo l’ipotesi più accreditata. L’unica certezza è il silenzio stampa adottato dagli inquirenti su disposizione del Procuratore Andrea Garau.

Le indagini procedono a ritmo serrato così come le ricerche del corpo di Stefano Masala, nonostante ormai sia stato battuto palmo a palmo il territorio e gli specchi d’acqua della zona compresa tra Nule, Benetutti e Pattada (dove pochi giorni dopo il delitto è stata trovata, bruciata, l’auto del padre del giovane scomparso, pare utilizzata per compiere il delitto una settimana fa.

A questo punto si attende solo che le Forze dell’ordine completino la raccolta di tutti gli elementi necessari a chiudere il cerchio e rendano noti i fermi annunciati da giorni.

A meno di inedite sorprese, ovviamente.

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