Maskaras: tempo di carnevale/carnevale fuori tempo

Sonia

Maskaras: tempo di carnevale/carnevale fuori tempo

giovedì 19 Febbraio 2015 - 12:30
Maskaras: tempo di carnevale/carnevale fuori tempo

Maskaras

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Martedì, 24 febbraio Bachisio Bandinu all’auditorium della Biblioteca Satta

Il tema è affascinante, appieno dentro la storia e la tradizione. Entra in campo storico e antropologico. Riguarda il locale e il globale.  “Maskaras. Tempo di Carnevale/Carnevale fuori tempo”: questo il motivo della conferenza di Bachisio Bandinu, intellettuale a tutto campo. Presenta Natalino Piras e coordina Vannina Mulas.

Dice Bachisio Bandinu: «La maschera è nel tempo che  un uomo diventa animale-dio. È maquillage cerimoniale, estetica della cosmesi e gioco della simulazione. Ci permette di seguitare le nostre stesse orme”. Mamuthones, Thurpos e  Merdules della civiltà pastorale e contadina sfilano in corteo, ballano  e imitano il passo animale. In origine c’è l’Erkitu, l’imbovato, l’uomo-toro che muggisce per il tormento. Non si tratta di bestia mansueta, da aggiogare al carro o all’aratro, ma di un mostro che prima di essere tale fu uomo. Espia una colpa. Si è trasformato in Erkitu perché ha ucciso o forse addirittura è lo stesso diavolo a mascherarsi per le sue uscite notturne, portandosi dietro una collana di teste da morto. Erkitu ha due grandi corna di acciaio e sopra le corna due candele accese. Continua a muilare e a lanciare  orrorosi grugniti. Una torma di demoni  lo accompagna nell’erranza notturna e un diavolo grande, enorme, apre la fila. Segue un altro che suona il tamburo. Tutti i diavoli sono vestiti di diversi colori e dalla bocca a dal naso gli escono fiamme di zolfo, in fronte un corno d’acciaio. Erkitu “è la maschera geografica del tempo storico e mitico».

È una continua lezione dell’intro: come appare e come viene interpretato, a volte reso folklore. Resta che spesso, a carnevale e in altri carnevali fuori tempo, Erkitu è là, nell’intricata foresta che attraversiamo. Muove verso di noi.

Bachisio Bandinu, Antropologo (Bitti 1939). Conseguita la laurea in Let­tere si è dedicato per molti anni all’in­segnamento nelle scuole medie, colla­borando contemporaneamente alla stampa sarda e nazionale. Per ragioni di lavoro ha vissuto per alcuni anni in Lombardia, insegnando e specializ­zandosi presso la Scuola superiore di Comunicazioni dell’Università di Mi­lano. È divenuto dal 1972 giornalista pubblicista e ha approfondito i suoi studi sulle tradizioni popolari. Tornato in Sardegna, è diventato uno degli ani­matori più interessanti e originali del dibattito attuale sull’identità, inseren­dosi nella prospettiva del dialogo tra antropologia e scienze sociali aperta da Giulio Angioni e Michelangelo Pira. In particolare nelle sue opere B. approfondisce il rapporto tra il mondo tradizionale della pastorizia e la ir­rompente civiltà dei consumi e cerca di dare una lettura adeguata al rap­porto tra tradizione e innovazione. Nel 1993 ha vinto il premio “Funtana Elighes”; nel 1999 è stato nominato di­rettore de “L’Unione sarda”, e alla guida del quotidiano ha tentato di dare maggiore incisività alla sua con­cezione della realtà sarda. Attual­mente è presidente della Fondazione Sardinia. Dei suoi numerosi lavori al­cuni sono da considerare anche un va­lido contributo per la lettura della sto­ria contemporanea della Sardegna. Tra gli altri: Il re è un feticcio (con Ga­spare Barbiellini Amidei), 1976 (sul­l’antagonismo tra “civiltà” pastorale e consumismo capitalistico); Costa Sme­ralda. Come nasce una favola turistica, 1980; Un sardismo da inventare, in Le ragioni dell’utopia. Omaggio a Miche­langelo Pira, 1984; Recenti trasforma­zioni dell’identità sarda, in Storia dei Sardi e della Sardegna (a cura di Mas­simo Guidetti), IV, 1989; Narciso in va­canza, 1994; Il cavallo. Memorie, sogno, storia (con Bebo Ardu e Lucio Gratani), 1995; Lettera a un giovane sardo, 1996; Olbia città multietnica (con Giovanni Murineddu ed eugenia Tognotti), 1997; Visiones.I sogni dei pastori, 1998; Terra de musas (con Paolo Pillonca), 2001; Mario De Biasi (conAlfonsoGatto e Giu­seppe Dessì), 2002; Identità-cultura­-scuola (con Placido Cherchi e Michele Pinna), 2003; Pastoralismoin Sardegna. Cultura e identità di un popolo, 2006, (con Salvatore Cubeddu), Il quinto moro. Soru e il sorismo, 2007, Pro s’indipendetnzia, 2011 e il romanzoL’amore del figlio meraviglioso, 2011.

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